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Book Lover Intervista a Marilena Barbagallo

INTERVISTA A MARILENA BARBAGALLO

 


Care Lovers,

questa settimana ho avuto il piacere di intervistare per voi Marilena Barbagallo autrice dei romanzi:

- Serie My (4 volumi in 1)
- I dannati vol.1



Cosa ti ha spinto a decidere di iniziare a scrivere un romanzo?




La scrittura ha sempre fatto parte della mia vita, fin da quando ero bambina e avevo i miei diari segreti in cui appuntavo i miei pensieri, scrivevo canzoni e aforismi. La stesura dei romanzi è arrivata dopo la laurea. Ritrovandomi improvvisamente libera e molto annoiata, ho pensato di assecondare quella voce interiore che gridava, che pretendeva di essere messa su carta. È avvenuto tutto all’improvviso, ho avuto come una visione. Ho visto uno dei miei primi personaggi passarmi davanti come uno spettro. L’ho osservato e per gioco, per colmare le giornate vuote, ho iniziato a scrivere di lui. Tutto è diventato travolgente e da allora non ho più smesso. Ho trovato la mia dimensione.

Ti è mai capitato di non essere soddisfatta di un tuo lavoro?  

Quando non si è pienamente soddisfatti di un romanzo, significa che non è ancora arrivato il suo momento. Quando una scena non mi convince mi fermo, lascio passare qualche giorno e poi continuo. Raramente mi è capitato di non essere soddisfatta, perché il mio modo di scrivere è molto frenetico e impulsivo, di solito se immagino una scena, quella è e quella rimane. Raramente cancello o taglio, almeno non a posteriori. Durante la stesura è diverso, si scrive e si riscrive, ma se concludo un capitolo, quello diventa il capitolo definitivo.



Come mai non eri soddisfatta? Cosa non ti piaceva? 

Quando c’è qualcosa che non convince, è bene aggrapparsi ai personaggi. Loro sanno sempre cosa fare.

Cosa fai quando ti devi concentrare?
Ascolto musica. Chiudo gli occhi e lascio che le note creino le immagini. Qualche volta mi è capitato di scrivere una scena seguendo una musica in particolare e in quel caso ho pure menzionato la canzone all’interno del romanzo.

♡ Ascolti della musica, di che genere?
Quando scrivo non ascolto musica perché prediligo il silenzio, ma per alcune scene mi sono fatta accompagnare da alcune canzoni. Di solito dipende dalla storia, dal personaggio, dall’intensità della scena. Mi piace la musica rock, il gothic metal e la musica classica.
Come nascono le tue storie?
Nascono all’improvviso. Alcune storie sono nate dal titolo, come ad esempio “Spezzami il cuore”, che nasce proprio dal concetto cha amare equivale a soffrire. Altre storie nascono grazie a un personaggio, come nel caso della duologia “Lui vuole tutto” e “Lei vuole tutto”. Immaginai per primo Krum e la Setta, il resto venne dopo. Tutto girò attorno alla figura di quest’uomo che non sorrideva mai, egoista, violento, ma con un mondo interiore da scoprire. “Oscuro”, invece, è nato dalla mia passione per il dark, dalla mia esigenza di creare personaggi deviati, antieroi, uomini dal passato burrascoso, che non riescono ad amare se non nell’unico modo che conoscono. La serie My l’ho scritta perché volevo parlare della mia terra, la Sicilia, e volevo descrivere cosa si nasconde dietro la vita di un boss mafioso. Desideravo dare riscatto al mio protagonista e comunicare quanto siano dannose le etichette.

Come scegli i prestavolto per le tue storie? 
Arrivano sempre per caso. Quando scelsi Joseph Cannata, vidi una sua foto in cui faceva un gestaccio con il dito medio. Lo identificai subito in Krum Botev. La somiglianza con l’uomo che avevo immaginato io era impressionante. Avevano lo stesso sguardo, lo stesso temperamento e lo stesso modo di sorridere, non poteva esserci nessuno meglio di lui. E poi non avevo ancora iniziato la stesura quando lo vidi, quindi quando iniziai a scrivere, automaticamente, immaginai lui, perché per me ormai era Krum. Anche Ignacio Ondategui lo trovai per caso. Guardando i suoi occhi, le sue espressioni, vidi in lui Amir Shakib, perché nascondeva le sue stesse sfumature oscure, quella tristezza apparente. Era perfetto. Ci tengo sempre a dire, però, che ogni lettore deve essere libero di immaginare un protagonista, senza dover essere per forza influenzato dalla scelta dell’autore o degli altri lettori. Ognuno immagina il personaggio che preferisce. Per altri protagonisti, come Salvo di “My Secret”, ho disegnato nella mente il suo viso, senza ricorrere subito a un presta volto. Salvo ha un volto che conosco solo io e che ho provato a descrivere al meglio per poterlo mostrare anche ai lettori.



Se una CE dovesse decidere di acquistare i diritti per una tua storia quale vorresti finisse in libreria?
Una casa editrice importante ha già acquisito i diritti di “Oscuro”, il mio ultimo romanzo che uscirà prossimamente grazie alla Newton Compton che ha creduto in me. Desideravo fare questa esperienza per crescere, per imparare qualcosa di nuovo e per provare a raggiungere più lettori. Spero di non deludere chi mi ha dato questa opportunità, così come spero di soddisfare le aspettative dei lettori che attendono il seguito di Oscuro.
  
Quando hai deciso che volevi diventare una scrittrice? I tuoi amici e parenti ti hanno supportata oppure no?
Non mi sono alzata una mattina pensando “voglio fare la scrittrice”. All’inizio per me era una cosa troppo grande e la consapevolezza è arrivata solo col tempo, solo grazie ai consensi. Ho solo dato voce ai miei personaggi, assecondato l’impulso creativo, non ho deciso di farlo per etichettare la mia passione. Scrivo e basta. Poi tutto è arrivato da sé. Non ho mai deciso di diventare una scrittrice, semplicemente perché la scrittura ha sempre fatto parte di me. C’è sempre stata, per me è un bisogno, un’esigenza, una valvola di sfogo. All’inizio gli amici e i parenti non mi prendevano sul serio e tuttora alcuni non lo fanno. Molti vedono la scrittura come un sogno, qualcosa che non dà frutti. Niente di più sbagliato! La mia famiglia, vedendo i risultati, ha imparato a rispettare la mia passione, adesso mi capiscono e mi sostengono, mentre qualcuno, non sapendo come funziona il nostro mondo, vede il tutto come un passatempo. Il mio fidanzato è stato il mio primo lettore, il primo a credere in me, a spingermi a continuare. Devo molto a lui, senza i suoi preziosi consigli, non avrei fatto molta strada.



Quali sono i tuoi pregi e difetti come autrice?
Non spetta a me parlare dei miei pregi in qualità di scrittrice, preferisco che lo facciano i lettori. Sicuramente mi ritengo molto umile e disponibile come persona. Sono sempre aperta ai dibattiti e alle critiche e quando qualcuno ha bisogno di me per un consiglio, ci sono sempre. Quando ho iniziato a scrivere ero completamente sola, nessuno mi ha aiutata, ho scoperto come funzionava questo mondo dopo essere stata lasciata in un angolino per molto tempo. Ho avuto molte delusioni, le soddisfazioni non sono arrivate subito, perciò quando un’autrice esordiente mi chiede aiuto, io rivedo me stessa, ricordo le difficoltà che ho passato e allora mi metto a disposizione. In quanto ai difetti… non ne ho. Va tutto bene, ah! Come autrice sicuramente non ho il dono della sintesi e faccio fatica a scrivere romanzi autoconclusivi, che poi questo non so se si possa definire un limite o un difetto. Preferisco i romanzi lunghi e le serie, mi piace lasciare in sospeso una storia, approfondire i personaggi, sorprendere con un finale aperto, mi piace quando le lettrici invocano il seguito perché significa che il romanzo è piaciuto e desiderano saperne di più. Forse sono un tantino sadica in questo, ma è una cosa che mi diverte troppo, perciò aspettatevi sempre delle sorprese dai miei finali.



Ascolti mai il parere dei tuoi personaggi?
Sempre. Per forza! Sono i personaggi che gestiscono tutto. I miei protagonisti sono tutti molto egoisti, dei tipetti particolari con cui difficilmente puoi averla vinta. Certi miei personaggi mi hanno davvero esasperata, come Krum, per esempio, ancora oggi mi stupisco della potenza della sua voce. Con lui non avevo alcun controllo, quando entrava in scena mi possedeva totalmente e decideva cosa fare, scriveva lui la storia. Molte volte sono rimasta impressionata da questa strana connessione, ancora oggi, a volte, mi manca e ho la necessità di dargli voce, ecco perché ho ideato le #krumchat, ovvero simulazioni di chat su WhatsApp in cui i personaggi interagiscono tra loro come se fossero reali. Stessa cosa mi capita tuttora con Amir, spesso decido una scena, ma lui la cambia e la adatta al suo temperamento, che il più delle volte è violento. Queste sono le cose meravigliose della scrittura, le cose che ti stupiscono e che ti fanno capire quanto è belle creare dal nulla qualcosa.



Sogno nel cassetto?
Ho avuto la grandissima fortuna di averlo già realizzato. Per il resto, mi piacerebbe creare una famiglia.



Ti è mai capitato di sentirti giu' di morale? E cosa fai in queste occasioni?
Tormento il mio fidanzato che mi sopporta e cerca di farmi distrarre.



Quali sono le scrittrici e gli scrittori italiani che preferisci? 
Mi piacciono molto Oriana Fallaci, Chiara Cilli, Sylvia Kant e Laura Pellegrini. Uomini ne leggo pochi, vado più sui classici, quelli che amo sono tutti morti.



Ringrazio infinitamente Marilena per avermi concesso questa intervista!




 

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